New York - Una giornata tra Lower east Side, Soho e Financial district

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Financial District.



Premetto che dedicare una sola giornata a Lower East Side, Soho e Financial District è davvero riduttivo, ma chi si approccia a New York per le prime volte e non ha troppo tempo a disposizione, potrà ottenere un’interessante infarinatura della sorprendente varietà presente nella parte sud est di Manhattan.

                               






Il Lower East Side è una vera contraddizione: alternanza di edifici di lusso ed edifici popolari, nuovissimi negozi alla moda, ma anche locali di lunga tradizione dove fare la fila è una consuetudine e poi vita notturna, soprattutto nel fine settimana, tra bar, ristoranti e club di tutti i generi. L’animo multietnico di New York qui è presente più che mai, l’intrico di culture è assolutamente radicato nel tessuto di questo quartiere, uno dei primi ad accogliere gli immigrati nei secoli passati e si riflette in ogni suo aspetto.

Il modo migliore di scoprire il Lower East Side è passeggiando, perdendosi tra le sue vie: Orchard, Ludlow, Essex, Rivington, Stanton e Eldridge street, sono tutte in ugual modo interessanti e piacevoli, sia di giorno per esplorare i negozi, sia di sera, per approfittare dei locali animati o semplicemente godersi una passeggiata.

Senza soluzione di continuità, non fosse per le insegne in lingua orientale, si arriva al piccolo quartiere di Chinatown, che ha il suo centro al Columbus Park, attorno a cui si snodano le vie tappezzate di ristoranti e negozi tipici. Cambiamo repentinamente scenario, passando dalle insegne cinesi, a quelle italiane di Little Italy, in realtà si tratta di un’ estensione molto ridotta, giusto poche centinaia di metri che si snodano tra  Mulberry street, Elizabeth street e Mott street; il quartiere è andato riducendosi progressivamente negli anni, ma ha mantenuto alcune delle sue caratteristiche peculiari: un susseguirsi di ristoranti dai nomi tutti italiani dove non può mancare un riferimento alla mamma, piuttosto che alla nonna o alla bella Italia (come se la cosa in automatico conferisse bontà e genuinità alla cucina), ma che nella sostanza non hanno granché di italiano. 

Raggiungiamo l’adiacente quartiere di Soho (ovvero South of Houston Street), che si estende tra Houston street e Canal Street da nord a sud e tra Crosby street e Sixth Avenue da est a ovest. Iniziamo l’ esplorazione dal suo cuore, ovvero Broadway Street, senza trascurare le vie laterali in cui andare alla scoperta di negozi e locali, ma soprattutto senza dimenticare di ammirare le belle decorazioni dei famosi cast iron buildings, molti dei quali risalenti alla metà dell’ 800; inizialmente le decorazioni in metallo delle facciate erano utilizzate per dare nuova vita agli edifici, ma in seguito vennero introdotte anche in quelli di nuova costruzione, in quanto meno costose rispetto a quelle in cemento o mattoni, ma anche più rapide da eseguire e più resistenti tanto che, grazie al maggiore supporto conferito, consentivano di creare finestre di dimensioni maggiori e open space all’interno.

Proseguendo sulla Broadway raggiungiamo il New York city Hall e, alzando gli occhi al cielo riusciremo ad individuare senza fatica il One World Trade Center, noto anche come Freedom Tower che, con i suoi 1776 piedi di altezza (dedica all’anno della dichiarazione di indipendenza) fa breccia tra i grattacieli del Financial District. Una visita al Memoriale dedicato all’ 11 settembre è d’obbligo e quanto mai toccante: dal perimetro interno delle enormi vasche nere, che occupano lo spazio su cui si ergevano le torri gemelle, scende una scrosciante cascata d’acqua che viene convogliata nella parte centrale, mentre sui bordi esterni sono incisi i nomi di tutte le vittime degli attentati; prendetevi un po’ di tempo, per sedere all’ombra delle querce e approfittare di quest’oasi di pace in cui il caos della metropoli cede il passo alla tranquillità nonostante il turismo sia intenso. Da non perdere il museo del memoriale che ripercorre la storia della costruzione di quello che fu il World Trade Center ma anche dei terribili attentati dell’11 settembre, con cimeli e fotografie di grande impatto. Per un po’ di svago c’è il Westfield World Trade Center, centro commerciale che sorge nel luogo in cui era situato il World Trade Center Mall distrutto dagli attentati dell’ 11 settembre, l’imponente struttura, rappresentante un uccello, è stata progettata dall’architetto Santiago Calatrava ed ha un’apertura sul tetto che ogni anno alle ore 10.28 (ora esatta dell’attentato) dell’11 settembre, fa splendere il sole all’interno.

Ponendo lo sguardo in direzione di Church Street si noterà un edificio assolutamente singolare: il Long Lines Building è un grattacielo alto 170 metri che incarna alla perfezione lo stile architettonico del brutalismo, essendo completamente privo di finestre, le pareti esterne sono in cemento rivestito di granito e le uniche aperture, oltre all’ingresso, sono i condotti di ventilazione al decimo e ventinovesimo piano; si tratta di una centrale telefonica, anche se ci sono teorie che ipotizzano si tratti di un centro di sorveglianza della NSA… non è dato sapere con certezza, quindi… spazio all’immaginazione.






 Katz’s Delicatessen (205 East Houston Street, corner Ludlow Street): per gli amanti della carne il pastrami qui è una leggenda, succoso, tenero e saporito, va a farcire con abbondanza due sottili fette di pane appena spalmate di senape. Il locale è rustico, molto alla mano e lo si riconosce dalla onnipresente fila davanti al suo ingresso.


Russ & Daughters (The shop 179 E Houston Street; The Café 127 Orchard Street): Bagels con salmone e formaggio spalmabile, sono la specialità della casa.


Dominique Ansel Bakery (189 Spring Street): per una pausa dolce, provare il cronut, a metà tra Donut e Croissant, declinato in un gusto diverso ogni mese (anche qui un po’ di fila è la norma).


Ladureé (398 W Broadway): per chi è stato a Parigi questo locale non avrà bisogno di presentazioni; macarons, ma non solo, dal dolce al salato qui è tutto fantastico… con il tocco in più di un bel dehor ombreggiato da alberi di ciliegio


Two Hands (251 Church Street): per un pranzo semplice ma gustoso questo posto è perfetto, da provare le insalate, sane ma creative.






Devo ahimè mostrare anche il rovescio della medaglia: non aspettatevi un luogo idilliaco, perché l’immondizia, soprattutto la sera, è accatastata in ogni angolo, provocando odori sgradevoli, enormemente amplificati dal caldo estivo e la diffusione di parassiti (per intenderci mi riferisco a ratti e blatte), inoltre l’accattonaggio è parecchio diffuso, per cui non è insolito vedere scene poco edificanti. La recessione degli ultimi anni, aggravata anche dal COVID, non ha risparmiato nemmeno l’energia unica che ha sempre contraddistinto questa città, rendendola un po’ più America e un po’ meno New York.

 


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